13 agosto 2021, 21:30
@ Arena Puccini

Quo vadis, Aida?

di Jasmila Žbanić (Bosnia ed Erzegovina/2020) (101') | Arena Puccini

Anteprima

Quo vadis, Aida?
Regia: Jasmila Žbanić
Interpreti: Jasna Djuricic, Izudin Bajrovic, Boris Ler
Origine e produzione: BOSNIA-ERZEGOVINA / DAMIR IBRAHIMOVICH, JASMILA ZBANIC,  DEBLOKADA PRODUKCIJA, COOP99 FILMPRODUKTION
Durata: 101’


1995, Bosnia. Aida è una traduttrice che lavora per conto delle Nazioni Unite e vive nella cittadina di Srebrenica insieme al marito e ai figli. Quando l'esercito serbo invade la città, Aida, la sua famiglia e centinaia di cittadini bosniaci si vedono costretti a rifugiarsi nel campo ONU. Mentre la pressione serba si intensifica sempre più al confine, la donna si mette in moto e cerca di trovare un modo per salvare se stessa e la sua famiglia da un massacro certo, interpretando alcune importanti informazioni ricevute dalle Nazioni Unite.
 

“Luglio 1995. Aida, bosniaca, insegna inglese e lavora come interprete in una base ONU nei giorni caldi che precedono l’occupazione di Srebrenica da parte dell’esercito serbo. Ma il sistema di protezione internazionale, gestito dalle gerarchie militari olandesi, si rivela sempre più fragile e inadeguato di fronte all’avanzata delle truppe di Mladić. La situazione dei rifugiati si fa sempre più drammatica e Aida si trova stretta tra due fuochi, in un disperato tentativo di salvare la propria famiglia e i propri concittadini da un grave pericolo. Tre atti canonici, molti primi piani frontali e un découpage classico: a Jasmila Žbanić non serve altro per realizzare un film che deriva dall’urgenza di tramandare più che dalla volontà di inseguire chimere stilistiche. Prendendo spunto dalla vicenda realmente accaduta al traduttore Hasan Nuhanovic, Žbanić costruisce su un onnipresente personaggio femminile un dramma incalzante, che attraversa la tragedia e la ricostruzione storica con la medesima attitudine e con il medesimo sguardo. Quello di Aida – su cui Žbanić incolla la macchina da presa – che con la sua fermezza e lucidità di madre e di insegnante, di moglie e di guida, sembra non smarrire mai il controllo in una situazione apparentemente ingestibile. Durante le scene corali, che Žbanić ricostruisce con abbondanza di comparse per rappresentare la moltitudine di rifugiati dentro e fuori il perimetro dell’ONU, Aida prova a guidare psicologicamente e fisicamente masse inermi. Quasi una novella Mosé, che prova a scongiurare fino all’ultimo la tragedia. La fede di Aida è però malriposta in un’istituzione mondiale che a Srebrenica mostra tutta la sua inconsistenza e il suo senso di isolamento, indotto dal disinteresse dei giochi di potere internazionali. Quo vadis, Aida? rappresenta dall’interno una situazione dall’escalation imprevedibile. Un fatto che sovente accade nei teatri di guerra, ma che qui porta con sé l’ulteriore complicazione di un “cuscinetto” di caschi blu, diga inutile di fronte allo tsunami della pulizia etnica. Se è scontato vedere Mladić e i suoi uomini raffigurati nei panni del boia e dei relativi scagnozzi, sorprende la critica veemente di Žbanić ai danni dell’ONU, che evidenzia come il popolo di Srebrenica fin dall’inizio sia rimasto solo, abbandonato a se stesso. È la prima volta che qualcuno ha il coraggio di puntare la macchina da presa su una ferita mai rimarginata della storia recente e di ricordare quanto è avvenuto, in un’epoca che scorda in fretta quel che non vede con i propri occhi. Nella sua brutale semplicità di linguaggio, Žbanić lascia al primo piano di Aida il compito di svegliare le coscienze e obbligare a ricordare. Persino ad accettare la tragedia pur di poter ripartire, su una nota di flebile speranza.”

Emanuele Sacchi, “Mymovies.it”