17 luglio 2021, 21:45
@ LunettArena - Giardini Lunetta Gamberini

Una bella grinta

(Italia/1965) di Giuliano Montaldo (100') | Verso il cinema ritrovato – Introduce Giuliano Montaldo

Il film viene proiettato ESCLUSIVAMENTE alla LUNETTARENA.

Regia: Giuliano Montaldo. Soggetto: Lucio Battistrada, Armando Crispino, Gaetano ‘Giuliani’ De Negri. Sceneggiatura: Lucio Battistrada, Giuliano Montaldo. Fotografia: Erico Menczer. Montaggio: Attilio Vincioni. Scenografia: Hanzin Axerio. Musica: Piero Umiliani. Interpreti: Renato Salvatori (Ettore Zambrini), Norma Benguell (Luciana Zambrini), Antonio Segurini (Marco), Marina Malfatti (amica di Luciana), Giuliano Montaldo. Produzione: Gaetano ‘Giuliani’ De Negri per Ager Film, Clodio Cinematografica. Durata: 97’
Copia proveniente da Cineteca di Bologna per concessione di Surf Film, SEAC e RTI-Mediaset. Restaurato in 4K nel 2020 da Cineteca di Bologna in collaborazione con Surf Film, SEAC, RTI-Mediaset e Infinity, con il contributo di MiC, presso il laboratorio L’Immagine Ritrovata

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Qualche anno dopo Tiro al piccione il produttore-partigiano Giuliani mi chiese generosamente se volevo fare Una bella grinta, da un’idea sua e di Lucio Battistrada. Ma i soldi erano... diciamo che non erano. Il film costò, a copia-campione, venti milioni. Soldi effettivamente spesi per la lavorazione: non più di sei-sette milioni. Anche per l’epoca, erano cifre ridicole.
Una bella grinta è un film che oggi mi piacerebbe rifare – magari ambientandolo nel mondo della cosiddetta new economy – perché mi sembra non abbia perso di attualità: parlava del neocapitalismo rampante, e un po’ pazzo. Il protagonista era un tizio ambizioso, che abbandona la campagna emiliana dove è nato e cresciuto e costruisce una fabbrichetta lungo l’Autostrada del Sole. E l’idea è proprio quella: non c’è una base produttiva, non c’è una vera sostanza industriale, c’è solo l’idea che avere la fabbrica al bordo dell’autostrada assicuri visibilità, pubblicità, ricchezza. È puro marketing.
Il film ebbe ottime critiche e nessuno lo vide, nemmeno la mia mamma. Girammo a Bologna, una città di grande ospitalità e disponibilità. Il protagonista era Renato Salvatori, poi doppiato dal bolognese Raoul Grassilli. Alcuni attori furono trovati letteralmente un attimo prima di girare: quando vedevamo qualcuno con una faccia che ci piaceva, lo bloccavamo anche in mezzo alla strada e gli dicevamo: “Lei che fa, dove va? Si fermi un attimo con noi a fare il cinema”. Quando finivano i soldi, Renato Salvatori veniva in soccorso: passava una notte a giocare a poker – aveva una faccia da poker stupenda – e il giorno dopo potevamo pagare i conti. Renato era un divo, reduce da Poveri ma belli, dai Soliti ignoti, da Rocco e i suoi fratelli, ma non era nato ricco, sapeva cosa vuol dire lavorare ed era pronto a qualunque cosa. Si impegnava molto, era generoso, aveva davvero una ‘bella grinta’ [...]. La cosa curiosa, a ripensarci, è che il film venne invitato al festival di Berlino, con grande sorpresa per tutte le cosiddette ‘major’ italiane, e andò pure molto bene, vincendo il Premio speciale della giuria e il Premio del Senato.

Giuliano Montaldo

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