L'estate alle Serre dei Giardini Margherita
Bologna Estate racconta #13 - Intervista a Lorenzo Burlando
“Credo che il paradigma della contemporaneità sia quello dell’ ibridazione e della multi-dimensionalità. Per sopravvivere, un organismo deve imparare a fare sempre più cose, a volte contemporaneamente”. Così chiosa Lorenzo Burlando, direttore artistico delle Serre nell’arco di una lunga intervista. E così ha fatto Kilowatt, cooperativa con tante anime e un obiettivo chiaro: stimolare la nascita di nuove collaborazioni e opportunità di lavoro. E lo ha fatto in quella che ha definito la sua casa, Le Serre dei Giardini, uno spazio verde dove si sperimentano modelli di partnership pubblico-privato sostenibile e innovativo e si fa cultura.
Come nascono le Serre? Come nasce l’idea di riqualificare questa parte dei Giardini Margherita per renderla il contenitore e aggregatore che è oggi?
Abbiamo sempre avuto un’idea molto chiara: prendere uno spazio abbandonato e riqualificarlo. Inizialmente avevamo pensato alla cabina Enel abbandonata all’interno dei Giardini Margherita. Avevamo immaginato di costituire uno spazio polifunzionale che contenesse un coworking e un luogo dove fare eventi. Abbiamo chiamato questo progetto Kilowatt, pensando di lavorare sul tema dell’energia sommersa. Volevamo dare nuova energia a spazi abbandonati per rigenerarli. Questa cosa però non è andata in porto. Ci siamo trovati in quattro in un posto in affitto in via del Borgo di San Pietro e abbiamo formato un’associazione. Il coworking e i primi eventi sono stati un banco di prova. In quel momento abbiamo conosciuto persone che in seguito sarebbero diventate i nostri soci.
E a questo punto cosa succede? Che ci troviamo al posto giusto nel momento giusto. Le Serre dei Giardini Margherita, dove c’erano già la Fondazione Golinelli che fa educazione e cultura imprenditoriale per la fascia adolescenziale e Aster che lavora con le start up, rappresentavano uno spazio che il Comune di Bologna voleva recuperare e cercavano qualcuno che parlasse di queste tematiche e che avesse voglia di investire per una ristrutturazione. Ci siamo presentati noi.
La vita ci ha portato dentro una circolarità e ci siamo ritrovati dov’eravamo partiti. Con la stessa idea: prendere uno spazio abbandonato e rigenerarlo.
I primi di agosto del 2014 avevamo solo il palco, uno schermo e un bancone per il bar. Abbiamo fatto eventi tutta l’estate in mezzo a uno spazio abbandonato con un’atmosfera crepuscolare.
Le Serre dei Giardini sono un coworking, il servizio educativo Kw baby, la rassegna estiva Le Serre d’Estate, e uno spazio eventi, la Gabbia del Leone. Una realtà con tante anime. Come si riesce a farle dialogare tutte insieme?
La bellezza e la forza di Kilowatt è che nasce da persone con attitudini, background e passioni molto diverse tra loro e questa diversità è diventata la nostra forza. Credo fermamente che l’alchimia di Kilowatt sia dovuta proprio a queste competenze così variegate (c’è chi si occupa molto bene della parte di programmazione, chi di gestione, di attività di consulenza dell’impresa, agenzia di comunicazione, educazione) che si compenetrano l’una con l’altra. L’ibridazione di queste diversità fa sì che, messe a sistema, diventino magicamente organiche.
Ti faccio un esempio: sai com’è nato Kw Baby? Da una mamma che faceva la freelance e aveva bisogno di un servizio educativo che fosse più vicino alle sue esigenze. Abbiamo immaginato ci fossero altre persone con le stesse necessità e abbiamo fatto una call. Siamo partiti da dieci mamme e abbiamo modulato il servizio educativo su di loro. Kilowatt nasce proprio per dare risposte alle esigenze di una società contemporanea che cambia velocemente ma non riesce altrettanto velocemente a dare le risposte.
Se dovessi descrivere Le Serre con tre parole quali useresti e perché?
Complessità, Organicità, Circolarità
Complessità è mettere assieme cose diverse che non per forza si parlano. Per esempio a Serra Madre, il nuovo spazio che stiamo costruendo, ci saranno un asilo più grande, una parte di uffici, un coworking e lo spazio eventi. È un ampliamento di quello che già stiamo facendo però in una struttura chiusa che ci darà la possibilità di uscire dalla stagionalità. Le normative per questi spazi sono tutte diverse e la complessità che ne deriva nel metterle insieme è molto elevata.
Nella nostra organizzazione tutto però diventa organico. Siamo un ecosistema dove le diverse parti sono in comunicazione tra loro in modo armonico.
Non c’è qualcosa che va da un punto a un altro e qui mi lego alla circolarità.
E non mi riferisco solo all’economia circolare. Mi viene in mente un aneddoto: quando siamo arrivati qui c’era un custode che viveva in quest’edificio. Noi siamo entrati in quella che era la sua casa e ti posso dire che adesso, dopo 10 anni, ci sentiamo noi i custodi di questo spazio. Ce ne prendiamo cura, seguiamo la natura nei suoi ritmi stagionali, le cose che ritornano. Per me la circolarità ha a che fare col fatto che noi siamo solo di passaggio e la natura resta.
Definite il vostro spazio un ecotono: in ecologia, è lo spazio intermedio fra due ecosistemi limitrofi, uno spazio di transizione: da dove venite e verso dove state transitando?
Anche questo fa parte della circolarità. Non c’è un punto di inizio e uno di arrivo, c’è un processo. Gli ecotoni sono spazi di confine che proprio in quanto tali possiedono un'elevata biodiversità e ricchezza. Ma sono anche spazi ibridi che, stando nel mezzo, riescono a mettere in dialogo realtà diverse. La vicinanza di due cose ne crea una terza. Per esempio il nostro nuovo progetto Serra Madre, che unisce arte e sostenibilità ambientale, intende mettere in dialogo centri di ricerca, imprese e artisti per dare vita a qualcosa che ancora non esiste.
Lo spazio delle Serre è considerato un intervento di rigenerazione urbana. Si tratta di interventi di recupero, che limitano il consumo del territorio a favore della sostenibilità ambientale con una riappropriazione da parte della comunità e ricadute positive nella sfera sociale, ambientale, economica e nella qualità della vita. È anche un’occasione per promuovere politiche di partecipazione sociale, incentivando l'occupazione e l'imprenditoria locale. Tutte cose in cui le Serre si sono impegnate. Solitamente però gli interventi di rigenerazione urbana avvengono in aree periferiche e degradate della città. In questo caso non è stato così. I Giardini Margherita e le zone limitrofe rappresentano un polmone verde e una zona elitaria cittadina. Avete pensato di creare opportunità anche per le fasce meno abbienti di Bologna?
In realtà i Giardini Margherita sono originariamente nati per dare un polmone verde alle classi meno abbienti, una via di fuga dal polveroso centro urbano. Un tempo erano ai margini della città. Ora ne sono stati inglobati e le abitazioni limitrofe sono diventate residenze altolocate. Ti posso dire che quando siamo arrivati il nostro era un pubblico molto benestante. Con la programmazione e i servizi abbiamo cercato di ampliarlo.
Post covid qualcosa è cambiato. Le Serre sono state prese d’assalto dagli studenti. Qui possono studiare all’aperto in mezzo alla natura con prese elettriche, wifi e una fontana di acqua potabile. Questo spazio è diventato una grande aula studio a cielo aperto. E poi, offrendo dei servizi gratuiti, ha dato accoglienza anche a persone senza fissa dimora. Il pubblico cambia perché cambiano le cose. La nostra comunità oggi è formata prevalentemente da famiglie e studenti.
Per Kilowatt è importante “includere mentre si progetta: è così che si interpreta l’innovazione sociale, la sostenibilità e la rigenerazione urbana”. Cosa significa per voi inclusione e come state cercando di realizzarla all’interno delle Serre?
Da quando siamo arrivati, abbiamo sempre lavorato su queste tematiche.
In generale non ci piace parlare di inclusione ma preferiamo parlare di giustizia sociale. Grazie alle Serre siamo riusciti ad integrare il tema dell’inclusione con la questione ambientale. L’orto infatti è nato come progetto di comunità per poi diventare una piattaforma di relazioni dove abbiamo attivato tirocini formativi per migranti e rifugiati, persone con disagio psichico, studenti stranieri. Sempre sul tema della giustizia sociale, abbiamo creato progetti di sostegno per l’avvio di imprese per persone a rischio di discriminazione come migranti e trans. Adesso stiamo facendo una campagna sui diritti delle persone LGBTQIA+. Sono progetti di innovazione sociale a cui lavoriamo coinvolgendo sempre le comunità di riferimento.
All’interno del nostro stesso organico, se parliamo di uguaglianza di genere, siamo 11 soci di cui 4 uomini e il resto delle quote è rosa, ma è qualcosa che è avvenuto spontaneamente. Non è stato ricercato.
Dal logo allo spazio fisico, dalle rastrelliere al packaging, dal cibo al sistema di acquaponica il colore delle Serre è verde. Vuoi raccontarmi la vostra anima green?
Nelle Serre un tempo si coltivava ed erano circondate dal verde. Quello che abbiamo fatto è entrare in connessione con questo luogo e assecondarne l’anima. Non siamo tanto noi che abbiamo rigenerato questo spazio ma è lui che ha rigenerato noi. Una delle prime cose che abbiamo fatto è stato installare nell’orto un’opera di land art di Andreco, capace di integrarsi perfettamente con la natura. Con lo stesso principio abbiamo iniziato ad “hackerare” questo spazio senza violarlo ma ibridandolo. Per esempio le Orto panche, dove ora siamo seduti, erano dei semenzai. Oggi abbiamo ricavato dei tavoli dove lavorare, mangiare, studiare mantenendo le vasche di coltivazione. Anche nell’alimentazione siamo passati da una cucina onnivora a una vegetariana. Un esempio che racconta molto di quello che facciamo è il tavolo acquaponico. Un giorno un gruppo studenti, che stavano sviluppando questo sistema in casa, è venuto da noi e ci ha presentato l’idea. Non solo l’abbiamo accolta ma l’abbiamo realizzata insieme, dandogli la possibilità di fare un upgrade. È nato il tavolo acquaponico e loro oggi sono una start up che sta facendo dei numeri interessanti. Noi coprogettiamo tantissimo. Se qualcuno vuole sapere chi siamo e cosa facciamo, noi gli rispondiamo sempre che Le Serre è il nostro show-room.
Tra il consolidamento di alcune collaborazioni con realtà locali, e non solo, e qualche novità, vuoi darmi una panoramica su Kilowatt Summer e sui prossimi appuntamenti?
Le Serre d'estate è una rassegna culturale di quasi cinque mesi tra maggio e settembre con un ricco calendario di eventi gratuiti e aperti a tutta la città. Quest'anno abbiamo deciso di concentrarci principalmente su delle tematiche che ci stanno a cuore rappresentate in tre diverse nostre produzioni: Resilienze Festival (7-11 giugno) nato per indagare il rapporto tra arte e grandi cambiamenti climatici e giunto nel 2023 alla sua settima edizione. Spore - Tenerezza radicale (7 luglio/ 15 settembre) rassegna interdisciplinare sulla cultura diasporica nata dalla collaborazione con Cefa Onlus e curata insieme all'artista italo marocchina Wissal Houbabi. Ultimo appuntamento sarà il 15 settembre sul tema identità e autorappresentazione. Altra novità dell'estate 2023 è la rassegna Serrenove (nata dalla collaborazione con la casa editrice Settenove) dedicata a questioni di genere che vedrà due appuntamenti a settembre su storia delle donne (12 settembre) e disabilità (19 settembre). Tra le collaborazioni invece segnaliamo quella con MUBI, la piattaforma streaming globale, casa di produzione e di distribuzione di film con la rassegna SEMI: Visioni di cambiamento che avrà tre appuntamenti a settembre (il 6,13,29) e tra gli ospiti il regista Lorenzo Tardella vincitore del David Donatello 2023 per il miglior cortometraggio. Ci sarà anche una nuova collaborazione con il Future Film Festival all'interno della rassegna Tecnica Mista, dedicata al cinema di animazione (tre appuntamenti il 5,7,14,21 settembre) con la proiezione di Revengeance del maestro dell'animazione per adulti Bill Plympton.
Concludiamo tornando al passato. I Giardini Margherita hanno una lunga storia e dalla fine del 1800 hanno subito una continua trasformazione. Da quando si chiamavano Passeggio Regina Margherita, e facevano parte del terreno acquistato dal conte Conte Angelo Tattini a quando, con il passaggio dalla società rurale a quella industriale, il Comune dovette adibire delle aree verdi per uso cittadino, fino a diventare un’aranciera e serra per le piante durante i mesi invernali. Nel tempo hanno ospitato manifestazioni sportive o di svago come le “Notti Lapponi”, serate danzanti sul laghetto ghiacciato. Nel ventennio fascista, hanno assunto una funzione di supporto allo sforzo bellico e ci sono state parate con i carri fascisti. Nel 1939 allo zoo, che già contava pavoni, daini, pappagalli, scimmie e caprette, sono stati aggiunti i celebri leoni, provenienti dall’Etiopia. Nel 1941 è stato seminato il grano e il parco è diventato un deposito di strumenti bellici. Quale filo lega Le Serre al suo passato?
Le Serre sono in continuo dialogo con il proprio passato e con quello dei giardini. Hanno una memoria che ci precede e che noi amiamo ricordare e tenere viva. Il primo anno, appena arrivati, abbiamo contattato l’associazione Homemovies per sapere se esistevano filmati di famiglia sui Giardini Margherita e ne abbiamo recuperato alcuni, sonorizzandoli e proiettandoli live all’interno del programma estivo. Poi durante il Covid abbiamo lanciato il progetto “Memoria Viva” in cui abbiamo chiesto ai bolognesi di aprire i loro archivi fotografici e mandarci le loro foto dei Giardini. Ne sono arrivate davvero tante e ci sarebbero bellissime storie da raccontare.
Abbiamo anche costruito una sorta di bestiario delle Serre, inserendo opere d’arte come le scimmie realizzate da Simone Bellotti nell’opera L’alba dell’uomo, o il Leone di Michele Liparesi e Il Casuario di Laura Zizzi
Laura Bessega, per Bologna Estate