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Gli eroi della quotidianità nel progetto teatrale La Città dei Miti

Bologna Estate racconta #4 - Intervista a Mariangela Pitturru Mismaonda

“Abbiamo iniziato questo progetto con grandissima presunzione e come tutti i presuntuosi pensavamo di fare un progetto di innovazione, di attualizzazione. Si sente sempre dire: modernizzate i classici, attualizzate il mito. In realtà il discorso è esattamente l’opposto: è il mito che trova te” dice Giampiero Alighiero Borgia, regista teatrale e condirettore del teatro dei Borgia con Elena Cotugno. Insieme hanno realizzato La città dei miti, tre spettacoli indipendenti che formano un’unica grande opera. Eracle, Filottete e Medea andranno in scena questa settimana a Bologna, simultaneamente, ognuno in un luogo insolito e di esclusione della città. Nel weekend si avrà invece la possibilità di vederli in successione come in una “maratona”.

Ma chi sono i miti moderni? In questa trilogia, i miti siamo noi, sono i nostri vicini, chi vive ai margini della nostra città. Nessun eroe quindi. Nessun cantante, attore famoso o influencer. Persone normali, che compiono le gesta eroiche della quotidianità. A volte li conosciamo ma non prestiamo loro attenzione. Affrontano odissee e combattono battaglie. Come nella tragedia greca, che è rivolta a tutti ed è portatrice di valori identitari, raccontano tematiche universali che ci aiutano a capire meglio chi siamo e il mondo intorno a noi.

 

Questo spettacolo è stato portato a Bologna da Mismaonda, società di produzione e gestione di progetti live del gruppo Sosia&Pistoia. Abbiamo raggiunto Mariangela Pitturru, responsabile del coordinamento, progetto e sviluppo per farci raccontare qualcosa di più.

 

Che cos’è la Città dei Miti?

 

È uno spettacolo itinerante e poetico metropolitano, come lo ha definito Gianpiero Alighiero Borgia. 

La città dei miti è un progetto di teatro d’arte e politico, in cui cerchiamo di disturbare il mondo con il teatro d’arte e disturbare il teatro d’arte con il mondo.

È composto da tre monologhi, tre miti che si inseriscono nella città che incontrano e ne vanno a riempire gli spazi di senso.

Eracle è un marito felice, un padre di famiglia con una vita apparentemente normale finché sopraggiunge un imprevisto che la sgretola. Padre separato, destinato a un inesorabile declino economico, il protagonista di questo monologo incarna la tragedia della paternità in cui l’eroe combatte la prova più difficile, quella per la salvaguardia della famiglia. E fallisce.

Filottete è un reietto della società, dimenticato anche dai propri cari. Destinato all’isolamento a causa della demenza a corpi di Lewy, malattia simile all’Alzheimher, incarna la tragedia dell’abbandono. A causa dei forti dolori privi di una corrispondenza fisiologica, e quindi incomprensibili agli altri, subisce l’allontanamento dai propri cari come l’omonimo eroe greco lo subì dai propri compagni a causa di una cancrena al piede.

Medea parla attraverso la storia mitologica. È una straniera in una terra sconosciuta. Fa parte delle tante, troppe donne che partono dal proprio paese con un sogno e finiscono per le strade. Come arredo urbano, sconosciute eppure familiari, cadono tra le maglie del racket della prostituzione dove il loro sogno si infrange.

 

A Bologna le tre opere sono state ambientate in tre luoghi distinti che hanno una corrispondenza di senso con i protagonisti e la loro storia: la Caritas Mensa della Fraternità per Eracle, la Casa di riposo per artisti e operatori dello spettacolo Lyda Borelli per Filottete e l’Ex Ospedale Roncati per Medea.

La capienza massima di 50 persone permette di fare un’esperienza più intima e diretta. Lo spettacolo è costruito in modo da creare una stretta connessione tra pubblico e attori.

Le storie sono soffiate in faccia al pubblico e contestualizzate nell’ambiente cui si riferiscono.



Come nasce la collaborazione tra Mismaonda e il Teatro dei Borgia?

 

Prima si fa scouting e si va in giro a vedere gli spettacoli. Poi si scelgono e si rielaborano secondo le esigenze.

Vidi la città dei miti per la prima volta a Milano. Medea si svolgeva su un van, come quelli che girano la notte e si fermano dove ci sono le prostitute. Faceva tutto il giro della città. 

Rimasi molto colpita dal progetto e me ne innamorai. Decisi immediatamente di portarlo a Bologna.



Perché avete scelto quest’opera teatrale e cosa intende quando dice che assomiglia alla progettualità che portate avanti da tanti anni?

 

Mismaonda, in tutti i progetti che ha abbracciato, ha sempre prestato attenzione alle tematiche sociali. Abbiamo portato spettacoli come Ferite a morte di Serena Dandini sul femminicidio, La paranza dei bambini di Roberto Saviano che racconta i giovanissimi legati alla Camorra, costretti a crescere e morire troppo in fretta o ancora Human con Lella Costa, riflessione sui migranti e più in generale sulla condizione umana. Quindi da questa progettualità nasce anche la scelta de La città dei miti.

Vogliamo aprire le periferie, portare il teatro dove solitamente non si trova. E questa volta siamo passati da una collocazione geografica a una anche sociale.



I tre spettacoli che compongono la trilogia non si svolgeranno a teatro, come normalmente accade, ma occuperanno tre diversi luoghi della città. Cosa implica portare il teatro fuori dal teatro?

 

Portare il teatro a chi non ne è un abituale frequentatore significa innanzitutto dargli la possibilità far arrivare nuovo pubblico. Significa anche scardinare una diffidenza che spesso è solo iniziale.

Il teatro fuori dal teatro rompe la quarta parete, quella divisione che solitamente c’è tra attore e spettatore e consente una comunanza, lo stare insieme ovvero quella che in fondo è la radice del significato di teatro stesso. Questo progetto la realizza più che mai. Gli attori sono davvero prossimi agli spettatori. Alla Caritas siederanno proprio agli stessi tavoli e parleranno come se stessero raccontando ad amici e conoscenti le loro vicende. È qui che succede qualcosa. Il teatro si riappropria dell’agorà, della piazza dove ci si riuniva per raccontare e raccontarsi, commentare e stare insieme. Questo processo fa parte della collettività, è la collettività.



Contesto urbano e mito: qual’è il significato di questo connubio?

 

Spesso siamo abituati a immaginare il mito come qualcosa di distante da noi e magari legato ad alcune pagine delle antologie che abbiamo studiato. I miti hanno tracciato dei percorsi. Sono come vene nelle nostre vite. Ci hanno dettato e continuano a dettarci dei modi di comportarsi a fronte del reiterarsi di situazioni che non mutano nel corso del tempo. Quindi mito e contesto urbano significa ascoltare che cosa accade in città e nella società più in generale e, mentre lo si fa, ricordarsi che cosa ci raccontano i miti a fronte del verificarsi di quelle stesse circostanze. Non bisogna immaginare il mito come qualcosa di lontano. I miti, e ce lo insegna questo progetto, sono tra di noi.



Eracle è un eroe che deve affrontare 12 fatiche, combattere fiere e mostri per poter accedere alla sua condizione divina e di immortalità. Filottete è un reietto, un eroe che viene abbandonato dai suoi compagni perché, punto da un serpente, ha il piede che va in cancrena e diventa maleodorante. Medea, più antieroe che eroe, è una donna che abbandona la sua terra per amore per poi venire ripudiata dal suo uomo in favore un’altra, ma è anche un’assassina e matricida.

In che modo questi tre personaggi appartenenti alla mitologia classica riescono a raccontare le figure contemporanee che vivono ai margini della nostra società?

 

Medea, Eracle e Filottete si impossessano di tre figure contemporanee. La prima è una prostituta di provenienza non italiana che si ritrova in un posto ostile, che non conosce e nel quale vorrebbe inserirsi, magari facendosi una famiglia ma non riesce e viene tradita. Quindi fa quello che mitologicamente ha fatto Medea, quello che nella sua situazione e senza arrivare a quegli estremi, si troverebbero portate a fare tante donne. A ribellarsi e spesso purtroppo anche a vendicarsi. Lo stesso accade per Eracle che si cala dentro un uomo che perde tutto a causa di un divorzio che lo penalizza economicamente fino a renderlo il più povero tra i poveri, costretto a dormire per la strada e ad andare a chiedere un pasto nelle mense pubbliche. E anche per Filottete la cosa non cambia: ci ricorda come i vecchi, gli anziani che un tempo erano i saggi, guardati con rispetto all’interno delle società, oggi vivono ai margini, sopraffatti da un mondo che cambia troppo velocemente e allontanati quando cominciano a non essere più autosufficienti. Si ammalano e perdono il loro status perché la malattia, insieme alla morte, è considerata il più grande tabù della società contemporanea. 



In tutte e tre le narrazioni vi è una difficoltà a sostenere una relazione, che sia di supporto, inclusione o accettazione da parte della comunità di appartenenza. Quanto è in grado il mondo della cultura di sensibilizzare e coinvolgere questa comunità attraverso le sue opere? Voi avete scelto di lavorare solo su progetti live. Perché?

 

Il teatro dovrebbe avere come mission prioritaria quella di occuparsi della comunità, stare in ascolto e tradurre quello che le antenne captano in modo tale da riportarlo alla gente. A differenza di quello che accadde in altri ambiti dove si è più distratti, lì c’è una comunità vicina anche fisicamente che è predisposta ad ascoltare e a farsi investire dai temi che vengono posti. Li sente sulla pelle, ci riflette sopra e li fa propri, portandoli successivamente fuori dal contesto del teatro all’interno del quale li hanno rivissuti.



Non siamo noi a rinnovare i miti ma sono i miti a rinnovare noi. Vuole commentare questa frase?

 

Alla fine ci rispecchiamo nei miti e, come avviene in psicoanalisi, c’è un fenomeno di identificazione. Davanti a uno specchio ci si capisce meglio. Proprio come fanno i miti mettendoci davanti a noi stessi per interrogarci. 

La tragedia greca è la tragedia umana che usa il linguaggio del mito per affrontare temi universali, presenti nelle diverse epoche e culture. Ecco il perché della sua attualità.

 

Laura Bessega, per Bologna Estate (20.06.2023)