1 luglio 2021, 21:45
@ Piazza Maggiore e LunettArena

Faith

(Italia/2019) di Valentina Pedicini (90') | In ricordo di Valentina Pedicini

Alla presenza della famiglia del cinema e della vita di Valentina Pedicini

Regia e sceneggiatura: Valentina Pedicini. Fotografia: Bastian Esser. Montaggio: Luca Mandrile. Musica: Federico Campana. Interpreti: Laura e gli altri membri della comunità I Guerrieri della luce. Produzione: Donatella Palermo per Stemal Entertainment e Rai Cinema. Durata: 90’. Copia proveniente da Stemal Entertainment
In collaborazione con Biografilm Festival – International Celebration of Lives

Ventidue persone hanno compiuto una scelta radicale, sottraendosi al mondo. Non sono eremiti millennial. Pregano e si allenano: kung fu, arti marziali. Consacrano dal 1998 corpo e anima in vista di un bene superiore, per costruire un nuovo mondo. Vivono in regime quasi monastico, il Maestro, che è il fondatore della comunità, battezza gli uomini monaci guerrieri, e le donne madri guardiane. Ma tra loro si definiscono i Guerrieri della luce.
Sono entrata in questo mondo e in questo film con una domanda. Volevo capire perché si decide a un certo punto di abbandonare il mondo esterno e parte della propria identità e di mettere la vita e l’esistenza nelle mani di qualcun altro. Faith non è un film su una setta, loro non sono una setta. È un film su un meccanismo psicologico, sulle dinamiche e relazioni tra le persone. Il titolo del film non fa riferimento solo alla fede religiosa, ma a quella in qualcuno. In questo caso il loro maestro.
In genere si pensa che a fare scelte estreme di questo genere possano essere persone con problemi sociali, o economici, ma in quel monastero ho incontrato persone provenienti dalla borghesia media e alta, alcuni di loro sono laureati, e questo è ancora più inquietante, perché non ci sono giustificazioni che a noi possano apparire logiche. La domanda iniziale si è fatta ancora più grande, ma non ho trovato risposte.
La mia idea era di fare un film senza giudizio ma non privo di una prospettiva o di una posizione chiara. Certamente, è stato piuttosto difficile trovare questo equilibrio. Inoltre, la crew era piccola e giravamo principalmente in piccoli interni con molti limiti e regolamenti. Abbiamo dovuto adattarci a questo mondo per avere pieno accesso ad esso. E, ovviamente, questo tipo di isolamento ed entrare in questa ‘altra’ dimensione è stata una grande sfida psicologica, molto lontana dalla nostra vita quotidiana. Abbiamo seguito il gruppo per circa tre, quattro mesi. Li abbiamo osservati per circa 16-17 ore al giorno nella speranza di fare uno o due take buoni. Durante quel periodo, alloggiavamo in un piccolo appartamento dove la nostra produzione poteva continuare. Potevamo rivedere i nostri filmati, fare il punto della giornata e cercare di migliorare il nostro lavoro passo dopo passo.
Girare in bianco e nero è stata una delle prime scelte che abbiamo fatto, e una delle più radicali. Mi sono resa conto che era anzitutto una scelta etica. Volevo evidenziare la forte dualità di questi personaggi, che hanno diviso il mondo in due categorie. Il bianco rappresenta la purezza e la percezione che i Guerrieri della luce hanno di sé, mentre il nero incarna il mondo esterno, oscuro e negativo. Inoltre, il mio direttore della fotografia Bastian Esser e io eravamo d’accordo che girare in bianco e nero avrebbe permesso agli spettatori di concentrarsi sui volti e sugli occhi dei protagonisti. Infine, ha anche conferito al film una sorta di unicità atemporale, che probabilmente lo rende anche più attuale sia oggi che negli anni a venire.

Valentina Pedicini


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