Cathy La Torre
legge Judith Butler | We Reading x Bologna Estate
"Allo stesso modo in cui una vita per la quale non esiste una categoria di riconoscimento non è una vita vivibile, così una vita per la quale quelle categorie costituiscono un vincolo invivibile non è un'opzione accettabile. Il compito di tutti questi movimenti mi sembra sia quello di distinguere tra le norme e le convenzioni che permettono alle persone di respirare, di desiderare, di amare e di vivere e quelle norme e convenzioni che restringono e sviscerano la condizione stessa della vita. [...] La cosa più importante è cessare di legiferare per tutte le vite ciò che è vivibile solo per alcuni e, allo stesso modo, astenersi dal vietare per tutte le vite ciò che è invivibile per alcuni" (Undoing Gender)
Cathy La Torre legge Undoing gender di Judith Butler – nell’ambito de L’altra sponda
Quello che fa secondo me Butler in questo libro è proprio partire dalle sue elaborazioni sul genere, sulla performatività che fa apparire come "naturale" ciò che è frutto di una violenza normativa, e che determina ciò che è intelligibile e che rientra nella sfera dell'umano, per coinvolgere altre realtà di esclusione, altre vite precarie in un progetto di cambiamento radicale.
Attraverso la vulnerabilità di corpi e identità, sempre in bilico tra rivendicazione e violenza subita, come quella di lesbiche, gay, transgender, intersessuali, lancia il messaggio di una vulnerabilità che dopo l'11 settembre ha drammaticamente coinvolto tutte e tutti, e riproposto l'urgenza di un approccio completamente diverso a una realtà che si è fatta molteplice e va letta in relazione e in chiave globale.
Moltiplicare la violenza e illudersi di poter conquistare in questo modo sicurezza, quando sempre più le nostre vite dipendono dal riconoscimento dell' "altro", appare infatti una pura follia.
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