
11 luglio 2025, 21:45
@ Arena Puccini - Parco DLF
Black Bag – Doppio gioco
(Black Bag, USA/2025) di Steven Soderbergh (93') | Arena Puccini
Black Bag – Doppio gioco
(Black Bag, USA/2025) di Steven Soderbergh (93')
Con: Cate Blanchett e Michael Fassbender
L’agente segreto George Woodhouse è incaricato di indagare sulla perdita di dati classificati; quando nell’elenco degli indagati figura anche il nome di sua moglie Kathryn, anch’essa una spia, George si ritroverà a decidere se dare più importanza alla sua nazione o al suo matrimonio.
“L’unione tra la qualità di scrittura di David Koepp e l’incessante esplorazione stilistica di Steven Soderbergh è un connubio che merita sempre un momento di riflessione, a prescindere dal risultato. Black Bag è la terza volta, dopo Kimi e Presence, e il risultato è un’intricata vicenda di tradimenti, dubbi, apparenze e rivelazioni, una sorta di Sesso, bugie e videotape visto 35 anni dopo con le sue naturali evoluzioni, in cui i video sono stati soppiantati dallo spionaggio satellitare per realizzare una spy comedy tesa, complessa ma sempre molto controllata. Nella scrittura di Koepp, Black Bag (che è il termine gergale per operazione segreta, ma allude più agli intrighi sentimentali che alle pratiche spionistiche) è una commedia sulla manipolazione travestita da mystery, seppur con qualche deroga nelle convenzioni dell’impianto, poiché la prospettiva di Fassbender ogni tanto è mediata da incursioni di oculate false piste. Ha il ritmo dialogico di una screwball inserita in una miscela schizoide, fondata su personaggi eccessivi (su tutti il Freddie di Tom Burke), inquietantemente ambigui (la Blanchett) o così tanto professionalmente distaccati (lo stesso George di Fassbender) che assolvono anche le relazioni intime come se si trattasse di un microfilm da trafugare. Sarebbe sufficiente pensare al Notorious hitchcockiano o al parahitchcockiano Sciarada di Stanley Donen, per capire quanto di quel sapore classico che Soderbergh omaggia continuamente, pur fingendo di guardare sempre avanti, ci sia nel vincolo tra spionaggio e romanticismo. Procedono in parallelo, garantendosi rettitudine e segretezza ma aprendosi inevitabilmente all’inganno e al tradimento. In Black Bag si sovrappongono, lasciando che il margine di un aspetto diventi lo squarcio sulla rivelazione dell’altro [...]. Tra mogli osservate consapevoli di «avere gli occhi addosso», satelliti deviati, psicoanaliste psicoanalizzate, riunioni schermate per essere sottratte a sguardi indiscreti e addirittura lenti che si appannano privando temporaneamente della vista, Soderbergh cura anche i dettagli di ciò che per lui è la traduzione concettuale di una storia di doppiezza, esche ed evidenze ingannatrici. L’uso del grandangolo che pare rendere agevole il dominio dell’intera inquadratura, contemporaneamente sconfessato dai frequenti cambi di prospettiva del montaggio, fornisce poi la giusta misura di un regista sì, spesso diseguale per gli esiti finali, ma sempre estremamente consapevole di quello che propone a un pubblico disposto a seguirne la carriera in costante movimento.”
Giampiero Frasca, Cineforum
“L’unione tra la qualità di scrittura di David Koepp e l’incessante esplorazione stilistica di Steven Soderbergh è un connubio che merita sempre un momento di riflessione, a prescindere dal risultato. Black Bag è la terza volta, dopo Kimi e Presence, e il risultato è un’intricata vicenda di tradimenti, dubbi, apparenze e rivelazioni, una sorta di Sesso, bugie e videotape visto 35 anni dopo con le sue naturali evoluzioni, in cui i video sono stati soppiantati dallo spionaggio satellitare per realizzare una spy comedy tesa, complessa ma sempre molto controllata. Nella scrittura di Koepp, Black Bag (che è il termine gergale per operazione segreta, ma allude più agli intrighi sentimentali che alle pratiche spionistiche) è una commedia sulla manipolazione travestita da mystery, seppur con qualche deroga nelle convenzioni dell’impianto, poiché la prospettiva di Fassbender ogni tanto è mediata da incursioni di oculate false piste. Ha il ritmo dialogico di una screwball inserita in una miscela schizoide, fondata su personaggi eccessivi (su tutti il Freddie di Tom Burke), inquietantemente ambigui (la Blanchett) o così tanto professionalmente distaccati (lo stesso George di Fassbender) che assolvono anche le relazioni intime come se si trattasse di un microfilm da trafugare. Sarebbe sufficiente pensare al Notorious hitchcockiano o al parahitchcockiano Sciarada di Stanley Donen, per capire quanto di quel sapore classico che Soderbergh omaggia continuamente, pur fingendo di guardare sempre avanti, ci sia nel vincolo tra spionaggio e romanticismo. Procedono in parallelo, garantendosi rettitudine e segretezza ma aprendosi inevitabilmente all’inganno e al tradimento. In Black Bag si sovrappongono, lasciando che il margine di un aspetto diventi lo squarcio sulla rivelazione dell’altro [...]. Tra mogli osservate consapevoli di «avere gli occhi addosso», satelliti deviati, psicoanaliste psicoanalizzate, riunioni schermate per essere sottratte a sguardi indiscreti e addirittura lenti che si appannano privando temporaneamente della vista, Soderbergh cura anche i dettagli di ciò che per lui è la traduzione concettuale di una storia di doppiezza, esche ed evidenze ingannatrici. L’uso del grandangolo che pare rendere agevole il dominio dell’intera inquadratura, contemporaneamente sconfessato dai frequenti cambi di prospettiva del montaggio, fornisce poi la giusta misura di un regista sì, spesso diseguale per gli esiti finali, ma sempre estremamente consapevole di quello che propone a un pubblico disposto a seguirne la carriera in costante movimento.”
Giampiero Frasca, Cineforum
Versione con doppiaggio italiano