
Nella primissima collina bolognese l’estate ai 300 scalini offre spazi aperti
Bologna Estate racconta #14 - Intervista a Debora Binci
Spazi Aperti - Estate ai 300 scalini è la rassegna culturale site specific, trasversale e multidisciplinare, giunta alla sua ottava edizione, curata dal Teatro dei Mignoli.
Inaugurata il 15 giugno, prosegue fino al 1° settembre al Parco San Pellegrino, dal giovedì al sabato, con spettacoli, eventi e formazione per un totale di venti appuntamenti tra teatro, musica, trekking, yoga in natura, poesia, letture, pittura e arti varie.
Abbiamo raggiunto Debora Binci, direttrice artistica della rassegna insieme a Mirco Alboresi, per farci raccontare qualcosa di più.
Il sottotitolo di questa ottava edizione è Spazi Aperti. Perché l’avete scelto e quale il messaggio?
Continuando a girare attorno alle parole e ai concetti “radianti” che ispirano il nostro percorso sin dall’inizio (come biodiversità, abbattimento del binomio natura/cultura, condivisione, accesso diffuso all’arte, socialità eccetera) Spazi Aperti è arrivato quasi per caso, e un po’ era come se fosse sempre stato sotto al nostro naso.
Ci ha convinto subito perché i significati sono più di uno. In primo luogo, il suo significato letterale: Ai 300 scalini è uno spazio aperto, segnato da una recinzione che però non rappresenta una proprietà, perché lo spazio è pubblico, e l’associazione Teatro dei Mignoli non lo possiede ma se ne prende cura dietro convenzione con il Comune di Bologna.. È uno spazio dove poter uscire fisicamente e metaforicamente dalle mura cittadine, e con una piccola passeggiata trovarsi a respirare un’aria più fresca, a vedere degli animali a cui non siamo abituati, ad aprire lo sguardo e poterlo spostare libero dalle piante vagabonde e spontanee, al vicino San Luca, alla città che da lì sembra lontanissima. Poi, il fatto che abbiamo riaperto lo spazio dopo i lavori realizzati col Bilancio Partecipativo, un grande cantiere che per noi ha significato un bel traguardo e un miglioramento del servizio di accoglienza.
Spazi Aperti anche come necessità: dall’ordinario incasellamento che ci relega a spazi domestici e lavorativi angusti, a uno spazio che non ha mura o confini e dove possiamo aprirci all’altr* tramite condivisione, partecipazione e socialità.
Ultimo ma non per importanza, Spazi Aperti è un augurio: spazi aperti intesi come liberati, restituiti alle persone, tolti dall'abbandono, ridati alle comunità (come è stato per lo spazio Ai 300 scalini che dopo decenni di incuria è nuovamente attraversabile grazie lavoro di Teatro dei Mignoli), e quindi l’auspicio che quanti più spazi possano essere aperti o riaperti a Bologna, in collina e ovunque.
Com’è stato costruito il cartellone e quale il filo rosso che lega i tanti appuntamenti?
Per fare una dissolvenza incrociata con la domanda precedente, un’idea a cui ci rimanda il concetto di Spazi Aperti è anche quella di varietà, di differenziazione: ancora una volta i funzionamenti del mondo vegetale ci fanno da musa, e il concetto di biodiversità diventa fondativo nel momento in cui ci approcciamo a immaginare una stagione culturale.
Più che di filo rosso parlerei piuttosto di capisaldi, di linee direttrici o di posture che ci conducono nel delicato lavoro di creazione di una stagione culturale. Innanzitutto, pur non ricevendo dei fondi ministeriali, dobbiamo aver presente che siamo in uno spazio pubblico, abbiamo rapporti stretti con le istituzioni pubbliche, e questo significa che il nostro è e deve essere un servizio pubblico. Creare una stagione culturale implica mettersi al servizio e all’ascolto della comunità che si intende accogliere, e questo non significa affatto proporre al pubblico le cose che conosce o che si aspetta. La volontà è offrire al pubblico una grande varietà di proposte, che vadano da artist* di fama e di elevato interesse culturale, ad artist* emergenti, offrendo loro uno spazio protetto di sperimentazione.
Altro pilastro importante è che tutto questo possa essere il più accessibile possibile in termini economici; infatti, gli eventi vanno dall’offerta libera a un massimo di 12 euro. Infine, la prossimità e la partecipazione: la nostra è una piccola platea e durante le serate lo spazio è sempre presidiato da* soci* che sono a disposizione anche solo per raccontare del funzionamento e della comunità che abita il luogo. Ai 300 scalini durante la stagione culturale è possibile finire a chiacchierare al bar con artist* che si sono visti sul palco fino a pochi minuti prima, gli spazi non sono separati, si favorisce il dialogo.
Questa edizione, in cosa si differenzia, rispetto alle precedenti? E qual è stato il percorso per arrivare fino a qui?
Quest’anno abbiamo optato per una regolarità delle aperture: a giugno giovedì e venerdì, e a partire da luglio abbiamo aggiunto i sabati di InSorsi. Lo spazio apre sempre alle 18:30 per chiudere alle 23:30, e prima, dopo e durante gli interventi è possibile bere a mangiare al Rifugio di Collina, il punto ristoro che sostiene economicamente parte delle spese dello spazio. Un’altra cosa rispetto gli anni scorsi è stata l’inserimento della maggior parte degli appuntamenti culturali all’interno del Festival Entroterre, con il quale stiamo collaborando su più fronti, e che è stato un nostro fondamentale partner specialmente sul lato amministrativo.
Si confermano invece rispetto agli scorsi anni i sostegni del Settore Cultura del Comune di Bologna tramite convenzione, e quello della regione Emilia Romagna.
Per quello che riguarda la realizzazione della stagione, ora che siamo verso la sua chiusura e possiamo azzardare un bilancio, possiamo dire che si tratta ancora una volta di lavoro comunitario. La realizzazione della stagione passa dalla squadra composta dalle persone socie dell’associazione che in maniera volontaria salgono ad accogliere pubblico e artist*, dare una mano alle maestranze, a gestire gli spazi e a fare tutti quei lavori invisibili che sono fondamentali e che rendono lo spazio accogliente e unico nel suo genere.
Ci teniamo sempre ad affermare che Ai 300 scalini non è un locale, un club, un bar o un luogo di mero consumo, ma uno spazio comunitario e associativo dove arte e coltura possono convivere senza gerarchia. Le proposte artistiche, la buona salute dello spazio ecosistema che ci ospita e la squadra delle persone che ci lavora sono tre elementi di pari importanza.
La rassegna Estate Ai 300 scalini – Spazi Aperti è stata inaugurata da InsOrti - Festival d’arte performativa: sei performance pensate o riadattate per lo spazio Ai 300 scalini e selezionate da una chiamata aperta che ha ricevuto oltre cento risposte da tutta Italia. Cos’è emerso e quali feedback avete ricevuto?
Premetto che il lavoro di visionare e selezionare delle proposte artistiche è tanto un privilegio quanto una responsabilità molto grande. Si ha tra le mani ogni tipo di progetto, questo significa che dobbiamo sempre tenere presente nel nostro lavoro di direttor* artistic*, che abbiamo a che fare con del materiale estremamente fragile. Diciamo che la gratitudine è una disposizione d’animo importante in questo processo. Oltre a questo, poter vedere così tante proposte artistiche ti concede anche uno sguardo sul sentire generale e/o generazionale. Ci sono ogni anno dei fili rossi o delle tematiche che emergono sopra le altre.
C’è stata quest’anno un’impennata nelle proposte di tipo installativo, con una particolare attenzione verso le questioni ambientali, ad esempio utilizzo di materiali di scarto. Di questo tipo è stata selezionata la proposta Totem di Nicola Citriniti che è ancora fruibile nello spazio. E abbiamo anche selezionato un’altra opera installativa, anche se di carattere molto differente, che era FĀS AL-BĀLĪ // Museo del suono di Alessandro Gaffuri, installazione sonora che con un appiglio visivo ti trasportava in un altro luogo, ovvero la Medina di Fez. A tal proposito anche quello dello spostarsi o della migrazione è stato un tema toccato da molt*, e a cui ha fatto eco la performance di danza di Noemi Piva intitolata Tra, o sulle cose in mezzo. Da diversi anni le questioni di genere sono molto toccate nelle proposte che ci arrivano (sintomo di buona salute anche questo) e quest’anno abbiamo selezionato un monologo comico e intelligente intitolato Ti lascio perché mi fai salire il cortisolo di e con Giulia Pont. Un altro spettacolo che abbiamo selezionato per il tema della memoria è stato Il Merluzzo surgelato con Sara Baldassarre, e infine per tornare alla questione ambientale, ma presa da un punto di vista molto particolare, la performance per una persona alla volta di Barbara Eforo ed Enrica Canini, intitolata Il sussurro del giardino.
C’è molto spazio anche per la formazione. Quali scelte avete fatto e perché?
La formazione è fondamentale per noi, sia in quanto veicolo di conoscenza reciproca con nuove persone potenziali socie, che per dare spazio alla condivisione di pratiche, cosa fondamentale. Sin dal nostro insediamento nel 2014 (quando ancora lo spazio verteva in condizioni di totale abbandono) è presente un “fronte olistico” tra l* soci*, per cui attività come lo yoga o rituali sonori, specialmente al solstizio o all’equinozio, sono sempre stati presenti.
Durante InsOrti tendiamo a inserire sempre almeno una proposta formativa, perché è un modo per garantire un accesso gratuito a workshop con artisti che altrimenti potrebbero avere costi più elevati, e sono anche un’occasione per conoscere l’artista e i suoi metodi prima o dopo aver fruito della sua opera.
Quest’anno c’è stato a grande richiesta il ritorno degli incontri di Pittura al tramonto, ovvero acquerello en plein air con il metodo “Stella Maris”, sempre molto partecipati.
Per quanto riguarda quelle future segnalo che dal 21 al 24 settembre avremo la possibilità di ospitare un workshop di 3 giorni dedicato al body painting curato da Renzo Francabandera. Il laboratorio è rivolto a qualsiasi corpo che abbia voglia di mettersi in gioco, con un invito particolare ad adolescenti e corpi non normativi. Infine ci sono le formazioni agricole, sull’orto e sulla vigna, solitamente nei momenti dell’anno in cui vanno fatti lavori specifici.
Quest’anno lo spazio è stato riaperto dopo grandi lavori che vi hanno visti coinvolti, ma anche quelli previsti dal progetto La collina di città, vincitore del Bilancio partecipativo 2018. Uno spazio rinnovato e riaperto al pubblico quindi. Cos’è stato realizzato e cos’è invece in programma?
La realizzazione del progetto La collina di città, grazie al Bilancio partecipativo, ha visto il restauro della famosa scalinata che battezza lo spazio di cui ci prendiamo cura, un nuovo chiosco per l’accoglienza, dei nuovi bagni di cui uno “accessibile” e un sentiero di accesso al nostro spazio che rende più fattibile l’arrivo di persone con difficoltà motorie. Questi lavori hanno dato Ai 300 scalini un nuovo aspetto e una nuova funzionalità, migliorando di molto sia la fruizione che il lavoro interno. È difficile da raccontare o da immaginare ma lavorare in uno spazio come questo rende ogni azione più complessa, come il fatto che non ci siano strutture al chiuso, o un accesso carrabile, o banalmente che il sole e le piogge erodono ogni cosa e che c'è bisogno di continua manutenzione. Inoltre, con le nostre sole forze, non avremmo potuto realizzare lavori di questa portata. Ciò che abbiamo fatto invece nello scorso autunno è stata la nuova copertura della serra.
È in previsione un completamento dei lavori del Bilancio, che dovrebbero prevedere la realizzazione di un camminamento facilitato dal chiosco informativo ai bagni, e un accesso a persone con ridotta mobilità anche per il parco del Pellegrino.
Avete riaperto il 24 agosto con gli ultimi appuntamenti della stagione estiva. Cosa ci attende?
Il 24 agosto, dopo una pausa estiva di riposo sia nostro che dello spazio, abbiamo ripreso con ChiareOscure, uno spettacolo di teatro canzone, di donne sulle donne, del gruppo teatrale il Quortetto. Il 25 e 26 i cancelli sono aperti con gli appuntamenti di InSorsi, ovvero serate senza evento con Rifugio di Collina aperto, ideali per fare un fresco aperitivo guardando Bologna dall’alto.
Il 31 agosto riprendiamo con Pilar Almalé, una giovane e talentuosa violagambista spagnola che presenterà per la prima volta in Italia il suo ultimo disco, ricco di riferimenti musicali che spaziano dalla musica rinascimentale a temi popolari dell’America Latina. Il 1° settembre chiudiamo con un evento benefit in favore di SOS Méditerranée: interverrà Sefaf Siid Negash Idris, a seguire un reading musicato a cura di Barbara Baldini con Arianna Bartolucci e molt* altr*, e per concludere il concerto di Cico Giramundo. Sarà presente un banchetto di SOS Méditerranée, a cui andrà il ricavato dell’offerta libera. Sarà questa l’ultima serata di Estate Ai 300 scalini, un modo molto bello per noi di chiudere la stagione. A settembre ci sarà ancora un appuntamento speciale che si terrà domenica 17, dal pomeriggio alla sera, in collaborazione con il Blue Hush di via San Rocco, ottimi drink e musica elettronica.
A partire dalla prima domenica di ottobre e per dieci domeniche arriverà Autunno ai 300 scalini. Qualche anticipazione?
L’Autunno ai 300 scalini è quest’anno alla quarta edizione. A differenza dell’estate, con le giornate che si accorciano e i primi freddi che iniziano ad avanzare, gli appuntamenti si spostano alla mattina. Si apre verso le 9 e si chiude nel primo pomeriggio attorno alle 15. Gli appuntamenti dell’autunno sono di carattere più sociale, partecipativo e divulgativo, rispetto agli appuntamenti estivi che vedono principalmente proposte artistiche.
Quest’anno vedremo tre appuntamenti curati da Mirco Alboresi e Roy Menarini intitolati Sunday Morning, in cui oltre che fare colazione al Rifugio di Collina, si potrà assistere a interventi del professore, ogni domenica su un* regista cinematografic* differente e su alcuni suoi film in particolare. Durante questi talk ci saranno delle incursioni teatrali sempre a tema cinematografico a cura di Teatro dei Mignoli.
Oltre a Sunday Morning, queste domeniche vedranno un altro ciclo intitolato Elogio ai Piedi, sempre a cura di Mirco Alboresi, che sarà invece dedicato al camminare. In questo piccolo ciclo di incontri interverranno associazioni, gruppi e singole persone che si occupano di cammini, di camminare, di migrazioni a piedi.
Intendiamo inoltre organizzare come nello scorso autunno un open day, ovvero una giornata in cui noi soci* ci vediamo per fare dei grandi lavori di manutenzione e durante i quali i cancelli sono aperti ed è possibile partecipare per conoscersi ed eventualmente tesserarsi e unirsi al progetto. Prevediamo di organizzare anche alcuni appuntamenti di formazione in natura per l* più piccol* (6-11 anni) con i laboratori di Banda Riciclante, altro progetto di Teatro dei Mignoli che ha girato l’Italia più di una volta negli ultimi anni.
I progetti sono sempre molti, lo spazio è in fermento e sempre affamato di nuove persone interessate che vogliano condividere gioie e fatiche con noi. I tempi sembrano bui, le risorse sono sempre difficili da reperire, specialmente con uno spazio da manutenere e curare per poter ospitare tutto quello che abbiamo intenzione di condividere con il pubblico. Ad ogni modo l’umore è alto e continuiamo la nostra opera di resistenza che consiste nell’unire cultura e coltura, natura e artificio perché è importante nutrire l’anima oltre che il corpo.
Giulia Fini per Bologna Estate



