
Al BOtanique la musica arriva nel giardino più rock della città
Bologna Estate racconta #6 - Intervista a Giancane
Siamo ai Giardini di via Filippo Re per il BOtanique Festival 2023, in programma fino al 22 luglio con il suo cartellone nazionale e internazionale di musica live. Per il dodicesimo anno tornano grandi nomi della scena musicale per una nuova ondata di musica che atterra nel giardino più rock della città. Ad organizzare la rassegna l’Estragon, uno degli storici club cittadini. I prossimi appuntamenti saranno con gli Iron Mas (1 luglio), Oumou Sangarè (2 luglio), Grupo Compay Segundo (4 luglio). Arriveranno anche Il Muro del Canto, Kim Gordon, John Butler, Nada e molti altri.
Abbiamo raggiunto Giancane, pseudonimo di Giancarlo Barbati, cantautore e musicista, ex chitarrista del gruppo Il Muro del canto, che è salito sul palco del Botanique portando anche il suo terzo album Tutto male. Ha curato inoltre la soundtrack della serie Strappare lungo i bordi di Zerocalcare e ora è tornato nella nuova serie Netflix Questo mondo non mi renderà cattivo di cui ha curato la sigla e la colonna sonora, contenuta nell’album Sei in un paese meraviglioso
Cosa ti lascia, ogni volta, Bologna?
Devo dire di essere molto legato a Bologna. Per una cosa o per un’altra ci passo spesso e ogni volta mi stupisce per quanto sia una città a misura d’uomo, soprattutto se paragonata a Roma, che di vivibile ha ben poco. Musicalmente parlando, mi sono sempre trovato molto bene sia a suonare che a sentire concerti.
C’è Bologna anche nel tuo ultimo disco Tutto male. Hai collaborato con un artista bolognese, Wallie, che ha realizzato l’illustrazione del brano Voglio Morire. Come l’hai conosciuto e come vedi la scena creativa bolognese?
Vero! Wallie l'ho conosciuto a “Tutto molto bello” un torneo di calcetto che organizzano i ragazzi e le ragazze del Locomotiv ogni anno e, tramite un amico comune, Cimini, ormai bolognese d’adozione, ci siamo trovati molto bene. Wallie lo conoscevo già artisticamente e l'ho trovato perfettamente calzante sulla traccia Voglio Morire.
Il tuo nuovo album si chiama, appunto, Tutto Male. Un titolo che non lascia spazio a molte interpretazioni. Quindi no, non andrà tutto bene?
Ovviamente è sarcastico. Mi è venuto in mente questo titolo per sdrammatizzare, come risposta alla traccia del disco che si chiama Come stai. Spero vivissimamente che vada tutto bene!
L’album è corredato da un album di figurine e un booklet che comprende, oltre alla cover, una illustrazione per ciascun brano. Cosa esprime secondo te l’illustrazione, che la musica non riesce a dire?
Per come la vedo io grafica, illustrazione e fumetto sono strettamente correlate da sempre, vedi Velvet Underground/Andy Warhol. Ho sempre giocato con le grafiche e, su questo disco in particolare, ho voluto dare una veste grafica diversa per ogni traccia affidando ogni canzone ad un artista che secondo me sarebbe stato perfetto come mood. Sono molto soddisfatto di quello che hanno creato.
Tutto male è uscito in contemporanea con l'uscita della seconda serie Netflix di Zerocalcare. Quella con Michele Rech è una collaborazione iniziata nel 2018 con la canzone Ipocondria (feat. Rancore) e proseguita con la colonna sonora di Strappare lungo i bordi e ora di Questo mondo non mi renderà cattivo. Cosa vedi di lui in te?
Siamo molto diversi su alcune cose e uguali su altre, abbiamo una visione del mondo che ci circonda molto simile. La cosa che più mi è piaciuta è stata che quando ho visto il prodotto finito su Netflix (difficilissimo non avere spoiler ma ci sono riuscito) ho notato una lunga serie di similitudini narrative che ho ritrovato nel mio disco. Sono molto grato a Michele per avermi reso partecipe di questa esperienza diversa dal solito sia per me che per lui. Avere Michele come referente è stato come non lavorare mai.
Una serie che non è solo da vedere, ma anche da ascoltare. Sei la voce di una generazione disegnata da Zerocalcare: confusa, spaesata, senza riferimenti, estremamente sola. Le tracce, hai detto, sono tristissime. E anche la sigla è un ritratto ironico e amaro dell’Italia. Come si fa, secondo te, a far sì che questo mondo non ci renda cattivi?
Hai colto nel segno, io scrivo fondamentalmente per me stesso e vedere che non si è soli con i propri pensieri mi fa essere un pochino più felice. Secondo me il modo per non diventare cattivi è proprio cercare, o trovare per caso, persone simili a noi per non sentirsi soli in questo mondo controverso.
La serie disamina, tra ironia e profondità, meccanismi mentali ed emotivi, fragilità, contraddizioni esistenziali, demoni interiori che appartengono a tutti. Tu hai trovato un tuo modo per destreggiarti? Cosa metti, di tutto questo, nella musica. E cosa, invece, no?
Per affrontare e destreggiarmi tra tutte queste cose ho la musica, fortunatamente. Ho sempre fatto il chitarrista e il fonico in questo mondo ma, da quando ho iniziato a scrivere testi nel 2013, posso dire che mi sento meglio. Nella musica metto tutte le mie ansie e frustrazioni, l’unica cosa di cui non parlo è l’amore. Nella musica italiana se ne parla nella maggior parte delle canzoni e preferisco parlare di altro proprio per una questione terapeutica.
Tra i tanti temi toccati nella serie, c’è anche quello dell’educazione alle emozioni, spesso nascoste e censurate tra i maschi, soprattutto della nostra generazione. C’è qualcosa che ti sei vergognato di mostrare di te?
Si, ma l’ho messa comunque nel disco. Nella traccia Papà Francesco parlo fondamentalmente del rapporto padri e figli. È una canzone molto diversa da tutto quello che ho fatto fino ad ora e ogni volta che la suono, devo farlo ad occhi chiusi.
Tu, nei tuoi brani, parli anche a tutte quelle persone che si sentono “fuori posto”. La condivisione, il potersi identificare e riconoscere in qualcuno, che valore ha in un mondo come questo?
È fondamentale, per non essere da soli in questo mondo veloce e sempre più arido.
Di cosa, secondo te, non bisognerebbe avere paura?
Una delle cose più difficili di questa esistenza è l’accettazione della morte. Per diverse vicissitudini, nel periodo in cui ho scritto il disco, ho avuto a che fare con questo tema molto da vicino e ho cambiato il mio punto di vista.
Silvia Santachiara, per Bologna Estate (27.06.2023)

foto di Laura Bessega

foto di Laura Bessega

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