
Bologna Estate racconta #7
Intervista a Roberto Alessi e Carlo Pelagalli del Movimento per la Filuzzi
Con Quartieri in ballo le Case di quartiere si trasformano al ritmo della Filuzzi
All’interno del cartellone di Bologna Estate, la forza aggregativa della cultura e della danza popolare anima la programmazione della città riempiendo piazze e strade e, da quest’anno, arriva anche nelle Case di quartiere. Quartieri in ballo non è solo una festa, è un modo per riscoprire identità, appartenenze e per rimettere in circolo forme di relazione autentiche. Un tour in quattro Case di quartiere che prevede alle 19.30 gli appuntamenti di “Impariamo la filuzzi” laboratori gratuiti di ballo aperti a tutti e a tutte e poi, alle 21.30, serate danzanti con musicisti e formazioni che interpretano al meglio la tradizione della Filuzzi.
Il progetto si realizza anche grazie al Bando per lo spettacolo dal vivo nelle periferie, sostenuto dal Comune di Bologna con risorse del ministero della Cultura, che ha aperto nuove possibilità di incontro e contaminazione tra tradizione e partecipazione territoriale.
Ne parliamo con Roberto Alessi della società Cronopios, realtà attiva nella progettazione culturale e sociale, e con Carlo Pelagalli, coordinatore delle scuole di ballo coinvolte, per capire insieme come, ancora oggi, la Filuzzi possa accendere una piazza, un quartiere, una comunità.
Cos’è “Quartieri in ballo” e in che modo si inserisce nel percorso di valorizzazione della cultura popolare intrapreso da Bologna Estate?
Roberto: Il progetto nasce sull’onda di un rinnovato interesse per la Filuzzi a seguito delle attività di riscoperta e valorizzazione della cultura popolare bolognese su impulso del Comune di Bologna e la realizzazione di attività proposte dal Movimento per la valorizzazione della Filuzzi di Bologna e Città metropolitana. "Quartieri in Ballo - Scopri e vivi la Filuzzi" è una nuova rassegna itinerante, creata in collaborazione con le Case di Quartiere di Bologna, che si inserisce come importante tassello di collegamento tra due eventi clou dell'estate bolognese: la balera sotto le stelle di Piazza della Pace, parte del Bologna Portici Festival a inizio giugno, e la tradizionale festa “Filuzzi in piazza” in Piazza Maggiore che anima il Crescentone la sera del 14 agosto con musica, ballo e immagini storiche del mondo filuzziano. In questo modo, da giugno a metà agosto, si offre un programma continuativo e diffuso che coinvolge la comunità in diversi luoghi significativi della città, arricchendo il percorso di valorizzazione della cultura popolare all’interno di Bologna Estate.
Il ballo di coppia può essere considerato quasi rivoluzionario oggi. In un’epoca di connessioni digitali, la Filuzzi e il ballo popolare possono ancora essere uno spazio di incontro autentico?
Roberto: Credo che negli ultimi anni il ballo di coppia, nelle sue diverse declinazioni, inclusa la Filuzzi, stia tornando in auge perché abbiamo una forte necessità di ritrovare il contatto umano e superare la sensazione di isolamento indotta da molti fenomeni dei nostri tempi. Ad esempio, le connessioni digitali ci danno l'illusione di vicinanza con chi è lontano ma spesso ci rendono distanti da chi ci è vicino. Abbiamo riscoperto, soprattutto dopo la pandemia, quanto sia fondamentale il contatto fisico e la relazione sociale. Il ballo popolare offre proprio questo. Non è solo muoversi a ritmo, ma connettersi con un'altra persona, guardarsi negli occhi, sentire il contatto e creare qualcosa insieme. La Filuzzi, radicata nella storia di Bologna, è perfetta per questo scopo. È sempre stata un ballo che ha favorito la socializzazione, l'incontro e l'inclusione. Non è solo una sequenza di passi, ma un modo per stare insieme creando legami, specialmente nei luoghi meno centrali della città. Il ballo di coppia, quindi, non è solo un divertimento, ma un potente antidoto alla solitudine e un modo per riscoprire il valore delle relazioni nel mondo reale. Le persone hanno piedi, non radici, e ballando creano ponti tra loro.
Cos’è il Movimento per la valorizzazione della Filuzzi e quale il suo valore?
Roberto: Il Movimento per la valorizzazione della Filuzzi è un'espressione corale che riunisce diverse realtà del territorio bolognese con l'obiettivo di riscoprire e promuovere la Filuzzi. Nato e cresciuto grazie all'impulso e al supporto del Comune di Bologna, il Movimento ha preso forma a partire da un tavolo di confronto istituito nell'aprile 2023, che ha riunito una decina di esperti e protagonisti del mondo filuzziano per definire gli obiettivi del progetto. Attraverso un censimento, sono state identificate numerose realtà legate alla Filuzzi, portando alla fondazione del Movimento che oggi accoglie circa 40 "voci", tra cui orchestre, musicisti, scuole di ballo, ballerini, associazioni, studiosi accademici, cultori della materia e costruttori di strumenti musicali. Nell'ottobre 2024, il Movimento ha sostenuto con successo la candidatura che ha portato al riconoscimento della Denominazione Comunale d’origine (De.Co.) della Città Metropolitana di Bologna per la Filuzzi. Questo traguardo ha rinvigorito la progettualità, culminando nel 2025 in un’estate ricca di appuntamenti dedicati alla cultura popolare del liscio bolognese.
Quest’anno grazie al cosiddetto Bando periferie la Filuzzi è entrata in tre diverse Case di Quartiere. Quali sfide e quali possibilità si aprono nel far convivere un'identità comune con tre anime territoriali?
Roberto: Un importante obiettivo del Movimento è quello di coinvolgere nuovi appassionati, soprattutto fra i più giovani, e proprio nelle Case di Quartiere, fondamentali presidi della periferia bolognese, luoghi del possibile, aperti alle diverse forme di socialità fra generazioni e nuovi cittadini, la Filuzzi può ritrovare una rinnovata funzione aggregativa di collante sociale. In questi luoghi di prossimità diffusi su tutto il territorio cittadino un’antica tradizione può tornare ad essere attuale. Questa rassegna si affianca alla consueta attività di alcune Case di Quartiere che hanno una radicata tradizione nell’organizzazione di serate da ballo. Abbiamo cercato di coinvolgere gli spazi che non avevano in programma serate di liscio per andare incontro a un nuovo pubblico, con un'attenzione particolare ai giovani e ai cittadini del quartiere.
La Filuzzi riesce a parlare anche alle nuove generazioni? Come reagiscono in particolare i ragazzi e le ragazze più giovani?
Roberto: Per molti giovani, la Filuzzi è una vera e propria scoperta. A differenza delle generazioni precedenti, molti di loro non hanno mai visto i genitori o i nonni ballare il liscio, quindi non sono condizionati dall'idea che sia "una cosa da vecchi". Nelle esperienze finora condotte, abbiamo notato come le lezioni di ballo, organizzate in modo libero, aperto e inclusivo, abbiano attratto molto anche i più giovani. Vengono subito catturati dal fascino di muovere i primi passi e di sentirsi parte di qualcosa di nuovo. Siamo fiduciosi che le Case di Quartiere, con la loro natura di spazi comunitari, possano diventare luoghi ideali per favorire questo incontro tra le diverse generazioni attraverso il ballo.
Carlo Pelagalli, cos’è per lei la Filuzzi e come è cambiata nel tempo, sia nel modo di viverla che nel ruolo che ha nelle comunità?
Carlo: La Filuzzi è una caratteristica declinazione del liscio, tipica della provincia di Bologna, nata in città nella seconda metà dell’Ottocento, ma con evidenti influenze delle antiche danze contadine. Era il divertimento dei meno abbienti, le cui prime "piste" furono i palchi in legno delle feste popolari e i selciati dei portici delle vie più umili di Bologna, come il Borgo di San Pietro o il Pratello.
I luoghi di ritrovo divennero veri punti di aggregazione e socializzazione. Ogni quartiere aveva i suoi ballerini, rendendo difficile ballare fuori dalla propria "zona".
La Seconda Guerra Mondiale segnò una cesura: i giovani conobbero i balli "moderni" arrivati con i liberatori. I ballerini più anziani si adattarono, mescolando le nuove tendenze ai tradizionali valzer, mazurka e polka della Filuzzi.
Qual è la storia della Filuzzi e perché è così importante conservare e tramandare questo patrimonio oggi?
Carlo: La Filuzzi non nacque per caso né tantomeno fu “inventata” da qualcuno, ma emerse dai profondi cambiamenti che segnarono il passaggio dall'età moderna a quella contemporanea. Con l'arrivo della Rivoluzione Francese a Bologna, il ballo venne liberalizzato, diventando patrimonio dell'intero popolo bolognese. Il valzer, ad esempio, giunse proprio con le bande musicali dell'Armée d’Italie. Fin dai primi anni dell'Ottocento, il ballo liscio si sviluppò diffusamente in tutti i territori che avevano accolto gli ideali di Libertà, Fratellanza e Uguaglianza. Esistono precisi documenti a stampa che attestano l'uso della locuzione nominale "ballo liscio" già nel primo trentennio dell'Ottocento. In questo contesto, la Filuzzi rappresenta la concretizzazione di questo processo storico nel bolognese.
Ciò che rende unica la Filuzzi è il suo focus sugli esseri umani, sui ballerini e, di conseguenza, sul ballo stesso. La musica della Filuzzi è intrinsecamente funzionale alla danza. Grandi musicisti come Leonildo Marcheselli prima e Ruggero Passarini poi, ebbero successo proprio perché sapevano comporre e suonare esattamente come i ballerini desideravano. Nell'anima della Filuzzi risuonano le feste popolari, il riscatto dei braccianti e l'emancipazione delle classi più deboli. È il sapore autentico della nostra Storia, un patrimonio da conoscere e preservare.
Come sono strutturati i laboratori e quali scuole di ballo sono coinvolte?
Carlo: I laboratori cominceranno alle 19:30 e finiranno entro le 21:30. Sono rivolti ai curiosi che non conoscono la Filuzzi, sia che sappiano ballare qualcosa, sia che non sappiano proprio ballare. Le scuole di ballo che hanno aderito a questa iniziativa sono sicuramente le maggiori tra quelle che hanno, nei loro programmi, la Filuzzi. Mi riferisco a “Ballo e Allegria”, “BB Group Ballando Ballando”, “Claudio ed Emanuela”, “Impariamo a Ballare” e “Scuola di Ballo Gabusi”. I maestri sono tutti bravissimi e sapranno adeguarsi al pubblico presente, come le ormai pluriennali esperienze di Piazza della Pace hanno dimostrato.
Il ballo è un linguaggio che non ha bisogno di traduzione: è questo uno degli elementi che lo rende così potente?
Carlo: Il ballo fa parte delle manifestazioni umane da quando l’umanità stessa esiste. Il movimento del corpo in sincronia con sonorità ritmiche ha accompagnato l’evoluzione dell’uomo dalla preistoria ad oggi e si proietta anche nel futuro. Se facciamo ascoltare della musica a un bambino che ha appena cominciato a camminare, vedremo che questo comincerà spontaneamente a muoversi a tempo di musica! In questo senso, sì, il ballo (e la musica) è un linguaggio non verbale che, quindi, è universale. Ballare con chi non parla la nostra lingua è facile e divertente, aiuta ad abbattere barriere e a non avere paura di chi non conosciamo indipendentemente dalla comunità di appartenenza e, nello stesso tempo, facilita l'interazione sociale grazie alla sua grande capacità aggregativa.
Cos’è per voi Bologna Estate?
È un'iniziativa che rende attrattiva la città nei mesi in cui, tanti, tra coloro che possono, se ne allontanano per raggiungere luoghi di villeggiatura. Non solo un’alternativa stimolante per chi rimane in città, ma anche la possibilità di riscoprire Bologna nei suoi luoghi, nella sua storia e nelle sue novità. Bologna Estate è anche un’occasione di socializzazione, in cui le proposte in calendario, in orari sia diurni, sia serali e notturni, toccano tutti i luoghi della città, e trasformano la stagione calda in periodo di connessione e scoperta, anziché di potenziale frustrazione.
Silvia Santachiara per Bologna Estate