copertina di Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi
dal 24 ago al 17 ott 2021
@ Casa Saraceni

Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi

 Il Settecento bolognese nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna

Con la riapertura il 24 agosto della sede di Casa Saraceni dopo la pausa estiva, è stata prorogata fino al 17 ottobre 2021 l’apertura della mostra Burrini, Crespi, Creti, Gandolfi. Il Settecento bolognese nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna dedicata ai protagonisti del Settecento bolognese, attraverso i dipinti delle collezioni della Fondazione. La mostra, a cura di Angelo Mazza, compie idealmente il progetto espositivo avviato lo scorso anno che ha visto protagoniste le opere di Reni, Guercino, Cantarini, Pasinelli e di altri pittori di prima grandezza nel glorioso Seicento bolognese.

Nella rassegna selettiva delle opere del Settecento bolognese delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione, l’avvio solenne è dato da cinque tele di Giovanni Antonio Burrini, pittore irregolare e antiaccademico: il grande dipinto con Il conte Fabio Albergati ritratto dal pittore di corte mentre rende omaggio a Filippo II re di Spagna e i quattro grandi ritratti ovali con personaggi illustri legati alla storia degli Albergati; opere descritte negli inventari della famiglia senatoria bolognese. Ribadiscono il richiamo alla tradizione, invece, l’Amoroso incontro di Rinaldo e Armida di Giovan Gioseffo dal Sole, raffinato allievo di Lorenzo Pasinelli, che propone nelle due figure tassesche ideali di bellezza aristocratica, e la grazia barocchetta di Giuseppe Marchesi detto il Sansone, allievo di Aureliano Milani e poi di Marcantonio Franceschini, autore di un dipinto d’altare destinato a un oratorio privato.

Protagonista della scena artistica a Bologna nella prima metà del Settecento è però Donato Creti, enfant prodige, che all’età di circa sedici-diciassette anni consegna un sensitivo Autoritratto al conte Alessandro Fava suo protettore e, alcuni anni dopo, stremato da angosce e crisi depressive, colloca nella chiesa di San Gregorio dei Mendicanti il suo primo dipinto esposto in pubblico, purtroppo andato perduto, di cui le collezioni della Fondazione conservano il sofferto modello preparatorio popolato di figure trasparenti e immateriali, quasi fantasmi. Dimostrano l’ineccepibile tenuta formale del suo stile adamantino la nitida visione e l’affilato disegno delle piccole figure di un suo capolavoro della piena maturità: la grande Tomba allegorica di Lord Torrington, eseguita attorno al 1730 insieme a Nunzio Ferrajoli, autore del paesaggio, e a Carlo Besoli cui spettano le prospettive architettoniche, che faceva parte di una serie di tele destinate all’Inghilterra e commissionate da un impresario teatrale irlandese di stanza a Venezia.

Giuseppe Maria Crespi, suo antagonista, è rappresentato da una convulsa scena di battaglia tra cavalieri, in cui a fatica si scorge il tema, tratto dalla Gerusalemme liberata, di Tancredi che salva Clorinda dal fendente di un cavaliere di Goffredo. Si aggiungono un elegante Ritratto di gentildonna dal collo di pelliccia, firmato dal figlio Luigi Crespi e datato 1737, e un dipinto di un dotato allievo, Antonio Gionima, con Cristo che cade sotto la croce, una delle sette tele con i dolori della Vergine che un tempo, a partire del 1719, venivano portate annualmente come stendardi nella processione organizzata dai padri della chiesa di Santa Maria dei Servi. Conclude la tradizione crespiana la Ragazza che accorda il liuto di Antonio Beccadelli, acquisto recentissimo della Fondazione sul mercato d’arte di Vienna.

Ressero le sorti della pittura a Bologna nella seconda metà del secolo i fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi. Il primo, scomparso nel 1781, è qui degnamente illustrato dalla tavola ricca di colore con Sant’Agostino, reso con luce palpitante, e dall’Apparizione dell’arcangelo Michele a San Francesco di Paola, modelletto della pala per la chiesa della Certosa ora nella Pinacoteca Nazionale di Bologna eseguita alla fine degli anni Settanta, una delle ultime opere. Quanto a Gaetano Gandolfi merita ricordare le emozionanti tele con un Mendicante e una Vecchia con la corona del rosario; e infine la Morte di Socrate del 1782, commissionata da Filippo Trenta, uomo di legge, letterato e collezionista, in cui lo stile si rinnova, anche per la fortuna neoclassica del soggetto, e apre verso il nuovo secolo.


Periodo di proroga: dal 24 agosto al 17 ottobre 2021

Orari di apertura
da martedì a venerdì ore 15-18; sabato, domenica ore 10-18. Lunedì chiuso

Aperture straordinarie:
- sabato 2 ottobre 2021 in occasione della XX edizione di Invito a Palazzo – Arte e storia nelle banche e nelle fondazioni di origine bancaria con visite guidate alle ore 11 e ore 17 a cura di Angelo Mazza, Conservatore delle Collezioni d’Arte e di Storia della Fondazione Carisbo
- lunedì 4 ottobre 2021 ore 10-18

Ingresso libero

Modalità di visita

  • È obbligatorio essere in possesso del Green pass, la Certificazione verde Covid-19. Il Green pass non è richiesto per le persone escluse per età dalla campagna vaccinale (fino a 12 anni) oppure esenti sulla base di motivazioni mediche certificate. Maggiori informazioni su rilascio della Certificazione verde sul sito www.dgc.gov.it
  • L’ingresso alla mostra è contingentato e sarà consentito a un massimo di 12 visitatori ogni 40 minuti
  • È obbligatorio indossare la mascherina per tutti i visitatori dai 6 anni in su
  • È necessario mantenere sempre la distanza interpersonale di almeno 1 metro ed evitare assembramenti
  • Si raccomanda di igienizzare le mani con l’apposito gel disinfettante

www.fondazionecarisbo.it

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