È che il potere è maledetto e per questo io sono anarchica
Dialogo con Anna Maria Farabbi sulla sua opera poetica e su Louise Michel
Poesia e ostinazione nelle parole e nelle azioni di due donne disubbidienti.
Anna Maria Farabbi, poeta, oltre a leggere alcune sue poesie, ci fa conoscere una donna straordinaria, Louise Michel, che ha spaccato la storia, testimoniando interità tra pensiero e azione, coerenza, tenacia, affiancandosi sempre al proprio fare rivoluzionario in ogni angolo della società. L’opera antologica, a cui Anna Maria Farabbi ha lavorato circa due anni, spiga in un titolo fosforescente, tratto proprio dalle parole di Louise Michel. Inoltre durante la serata saranno esposte e narrate le opere frutto delle esperienze lavorate e condivise dagli ospiti di una comunità con grave handicap psichico e tossicodipendenza, con cui Anna Maria Farabbi ha intessuto due anni di poesia.
Questo incontro apre la meraviglia e suscita a chi riceve altrettanta esperienza e consacra il canto.
Louise Michel (Vroncourt-la-Côte – Haute-Marne, 1830 / Marsiglia, 1905). Dentro la radiografia della sua acrobatica vita, lampeggiano occhielli fosforescenti tra la sua scrittura e la sua opera in fatti e scelte, dentro cui i fili della politica si intrecciano con quelli di una po/etica intuitiva, coerente, geniale, irriverente, disubbidiente, scardinanti canoni e retoriche del potere. La sua anarchia femminista ha seminato impronte indelebili, che irradiano luce ancora oggi, nutrendo e orientando le terre fradice della nostra decadenza.
Racconterò perché ho scelto di entrare nella pancia di questa balena anarchica femminista navigante, abitarvi e, dopo gli oceani, tornare a terra per offrire a modo mio la sua opera.
Nel mio battito cardiaco canto. Cercando il ritmo tra le cellule minerali vegetali animali di un vocabolario organico. Per questo, oltre gli schizzi del mio inchiostro lasciato qua e là tra le pagine, vivo l’energia primitiva del canto condividendola anche con sordi, ciechi, anoressici, ospiti di comunità psichiatriche, di ospizi, di carceri in fine pena mai. La danza è attorno al fulcro di un fuoco, di un sacro poco, in cui non esistono primi né ultimi, troni autoreferenziali, applausi. Solo l’esperienza del pane e del baratto. Nella mia disubbidienza congiuntiva, sono una femmina nomade, contadina di montagna, madonnara.
Anna Maria Farabbi
