6 settembre 2018, 21:00
@ Cortile del Museo Ebraico

Canti della diaspora

Jewish Jazz 2018

Miriam Meghnagi, voce
Nicola Puglielli, chitarra,
Simone Pulvano, percussioni
Carlo Cossu, violino
Gabriele Coen, fiati

Lo spettacolo pensa il canto come elevazione verso il cielo e conquista della libertà interiore. È il canto di Miriam sulle rive del Mar Rosso, espressione delle nebulose umane, della forza, della paura, della gioia, del pensiero, dello smarrimento. È soffio, memoria, catena di messaggi e tradizioni, luogo di convivenza e di pace per eccellenza. Parla di storie e geografie e non conosce confini. Saluta la partenza e il ritorno, la separazione e l’incontro, il viaggio per terra e acqua, l'esilio e la fuga, l'attracco e il salpare, l’approdo dei migranti. Ponte trasparente e fragile, su cui si incontrano i popoli. Filo sottile e flessibile, tra sponde lontane, su abissi di dolore e fiumi insanguinati. Canto di storie sommerse e di storie salvate, teso a ricomporre lacerazioni e fratture, a riscattare il mondo caduto. Canto come acqua di salvezza. Canto che nasce dall’Assenza. Speranza e memoria, riparo e riparazione: tikkun. Canto che attraversa i mari e i muri e che nelle differenze ricordi le somiglianze e sia dunque proposta di incontro e di costruzione di pace. È preghiera, che tende a unire i popoli, il cielo e la terra, a raccogliere le scintille divine sparse nell’universo. Canto come casa e radici fluttuanti verso il cielo. Respiro della terra e sale del pianto, lievito e pane quotidiano, che unisce e ricorda le nostre origini. Miriam ripercorre il cammino degli ebrei nella storia e nel dialogo con l'alterità, in varie lingue (tra cui ebraico, aramaico, arabo, yiddish, italiano, ladino e bajitto, la lingua degli ebrei di Livorno) e stili. Dal Nord Africa alla Spagna, all'Italia ai Balcani, Turchia e Yemen, Europa centrale e orientale e Safed, e lo sguardo rivolto a Gerusalemme, topos della mente.